Leroy Merlin ed EFICIA rafforzano il loro impegno nella gestione sostenibile dell’acqua
In Italia, il cambio dell’ora come lo conosciamo oggi è stato introdotto nel 1976, tre anni dopo la prima crisi petrolifera, che ha avuto importanti conseguenze economiche e ambientali per i Paesi occidentali. Questo periodo ha segnato l’inizio embrionale delle prime azioni europee a favore dell’ambiente. Inoltre, questa misura era inizialmente un’idea, quella di Benjamin Franklin, attuata infine durante gli anni bui della Prima guerra mondiale per “partecipare” allo sforzo bellico, prima di essere abbandonata nel 1945.
Venticinque anni dopo la sua armonizzazione a livello europeo, ci si chiede se sia ancora pertinente mantenere questa politica, che produce sempre meno benefici. La questione è tanto più importante in quanto i risparmi energetici prodotti dalle tecnologie sviluppate dall’ecosistema GreenTech stanno generando molti più risultati.
L’obiettivo del cambio dell’ora era quello di sincronizzare la luce naturale del sole con le nostre attività umane, per limitare in particolare l’uso dell’illuminazione artificiale, che è fonte di notevoli consumi, soprattutto nelle comunità.
Dall’inizio degli anni Duemila, il cambio dell’ora ha prodotto risultati sempre più scarsi, compensati dal massiccio sviluppo di innovazioni ambientali che favoriscono riduzioni significative del nostro consumo energetico. Nel 1996 il cambio dell’ora produceva un risparmio di 1200 GWh all’anno, sceso a 567 GWh nel 2017 secondo i dati di Terna.
Come le tecnologie sono diventate più efficienti rispetto al cambio dell’ora
Il calo dei risparmi prodotto dal cambio dell’ora si spiega in particolare con la diffusione di sistemi di illuminazione più efficienti, come le lampadine a basso consumo e i sistemi a LED. I risultati sono inoltre compensati da un aumento dei consumi legati all’aria condizionata, al riscaldamento e agli elettrodomestici, il cui utilizzo è in crescita negli anni.
Inoltre, alcuni settori economici come il turismo o le attività ricreative possono beneficiare dell’ora legale, mentre altri, come l’agricoltura o i trasporti, possono essere penalizzati. Ma non solo.
Oggi i risparmi prodotti da alcune GreenTech superano di gran lunga quelli generati dal cambio dell’ora. I risultati prodotti dall’ecosistema sono oggi favoriti da tecnologie in continuo progresso, da un contesto di mercato difficile e da normative che in Francia sono diventate molto più stringenti sotto la spinta del decreto sul terziario.
Al di là dell’obsolescenza di una politica sempre meno realistica, non potremmo fare dello sviluppo delle GreenTech e delle loro tecnologie una questione nazionale?